Promuovere il progetto di vita.
Promuovere il progetto di vita .
(Spunti per sostenere la maturazione dei propri figli).
I figli nella delicata fase della crescita risultano essere un mondo assai complesso da comprendere in quanto intraprendono un cammino che non è scandito da un ritmo uniforme. La maturazione personale avviene a piccoli passi grazie alle tante conquiste quotidiane ciascuna delle quali racchiude un profondo significato. Dunque come sostengono Evi Crotti ed Alberto Magni nel libro “Il coraggio di essere genitori” edizioni Mondatori ci vuole coraggio ad assumere consapevolmente il ruolo di genitore e soprattutto a costruire giorno dopo giorno quel patto educativo fondato saldamente sull’ autorevolezza e la disponibilità. Ma soprattutto ci vuole coraggio per guardarsi dentro ed imparare a conoscersi a fondo per poter comunicare sentimenti, prospettive e valori in maniera autentica ai propri figli. In sostanza il ruolo di genitori per essere davvero efficace deve favorire prima di tutto la crescita dell’adulto che con coraggio sa passare dalla prospettiva dell’io a quella del noi o meglio acquisisce la consapevolezza del proprio ruolo riconoscendo il valore della diversità nel modo di vivere e condividere la vita con i figli. La famiglia deve innanzitutto trovare uno stile personale di vita autorevole che appoggia senza prevaricare nel quale poter insegnare il rispetto dei ruoli, la compartecipazione alla vita sociale e la solidarietà anche verso i diversi. I genitori come sostiene Crotti devono comprendere la necessità di “trovare una nuova forza per gestire i figli, tenendo conto del fatto che essi sono persone uniche, irripetibili ed autonome”.
Come sostiene Terry Malloy in “Montessori ed il vostro bambino”, Opera Nazionale Montessori (a cura di Elena Dompè) “Ciascuno di noi è diverso dagli altri sotto questo o quell’aspetto. Sentirsi unico è importante per la crescita di vostro figlio. Il bambino ha bisogno di sentirsi speciale e di vedersi riconoscere questa qualità dagli altri, specialmente dai suoi genitori”. Una unicità da costruire giorno dopo giorno nei piccoli gesti quotidiani attraverso una partecipazione attiva alla vita familiare: “Cercate di capire le idee e i sentimenti di vostro figlio e tenetene conto nella vita familiare e ricordate che le cose che a voi sembrano insignificanti per lui possono essere molto importanti. Ogni volta che è possibile fate in modo che il bambino partecipi ai progetti e alle decisioni della famiglia. Aiutatelo a sentirsi un membro importante della sua famiglia” (Terry Malloy, Montessori ed il vostro bambino, Opera NazionaleMontessori).
Un compito dunque assai difficile seppure capace di appagare i genitori oltre ogni aspettativa “è attraverso la propria esperienza fatta anche di piccole cose ma da lui conquistate che il bambino sperimenta l’avvicinamento e la dedizione del genitore. Egli sente di essere nato non solo per appagare la maternità o la paternità dei genitori, ma che è soprattutto un dono per loro” (Crotti Magni). Dunque una responsabilità che impegna soprattutto con un’ affettività stabile attraverso la quale si può acquisire l’armonia dei ritmi , l’entusiasmo della vita e la capacità di donare in modo disinteressato.
In questo modo i figli avranno la possibilità di esprimere al meglio le risorse personali grazie alla costruzione di una positiva immagine di sé. La famiglia dunque diventa un’esperienza vivificante nella quale ciascuno può sviluppare una corretta percezione di sé fino a costruire quelle certezze che diventano i punti di riferimento dell’età adulta. “E’ opportuno, come sottolineano ancora Crotti Magni , prendere le redini del proprio ruolo affinché i figli abbiano a sentire l’autorevolezza e l’amore che in ogni coppia deve sussistere. Nella valutazione della dinamica familiare occorre soprattutto osservare le seguenti caratteristiche che possono essere esplorate anche con il supporto di tecniche proiettive tipo la scrittura ed il disegno:
L'integrità di ogni singolo individuo;
Il suo adattamento all’interno della famiglia e all’interno della scuola;
La funzione del padre;
La funzione della madre;
La qualità della relazione di coppia;
La somiglianza dei figli con altri componenti all’interno della famiglia;
Eventuali divergenze dei componenti all’interno della famiglia;
Le motivazioni ed i bisogni di ciascun componente.
La famiglia può offrire uno spazio concreto e relazionale nel quale i figli possono coltivare la propria maturazione fisica e psicologica sulla base di precisi criteri orientativi e comportamentali. I genitori possono giocare un ruolo importante nel quotidiano cammino di vita attraverso ritmi e stili di vita precisi in modo da dare spazio alle interazioni personali attraverso la stabilità dei gesti quotidiani secondo il principio di continuità nel cambiamento. Quindi gli adulti hanno il preciso compito di sollecitare i ragazzi ad accettare l’evoluzione delle azioni, delle posizioni, dei traguardi trovando la sicurezza personale in una precisa percezione di sé e delle proprie potenzialità in rapporto all’ambiente di vita. Secondo lo studioso M. Debesse si può parlare di educazione genetica in quanto le varie tappe di vita dei figli necessitano del costante intervento dei genitori che hanno la delicata responsabilità di orientare le scelte dei ragazzi in virtù di un prescelto sistema di valori.
In un orizzonte di questo tipo le finalità educative e le regole di comportamento trovano una loro adeguata giustificazione. I gesti quotidiani sia dei genitori che dei figli hanno una potenzialità indiscutibile specie se sostenuti da un ascolto attivo, fatto di scambi tali che permettono a ciascuno di recepire non solo le informazioni ma soprattutto i sentimenti. I figli anche se sentono il bisogno di raggiungere la propria autonomia sono molto attenti alla considerazione e al consenso che gli vengono dai genitori.
E’ importante sentirsi amati e presi in considerazione per ciò che si è perché solo così si può raggiungere e trasmettere la serenità attraverso il rispetto e la considerazione positiva degli altri.
La responsabilità educativa dei genitori.
I genitori hanno il delicato compito di aiutare i figli a riconoscere e valorizzare le proprie risorse personali, accompagnandoli in ogni loro azione: dal gioco a qualsiasi altra attività creativa. Si tratta di mettere in campo tutte le risorse a disposizione del nucleo familiare per aiutare i propri figli ad acquisire piena padronanza di sé, maturità esistenziale, autonomia comportamentale e capacità di scelta individuale. Ciò secondo un cammino di progressivo allontanamento dagli affetti familiari non certo inteso in maniera drastica ma secondo un percorso dialettico e graduale.
Ovvero l’allontanamento sintomo di crescita personale non è da intendersi in maniera lineare ma possono subentrare momenti di ritorno alla fonte, di recupero delle radici, dunque di un procedere fatto di separazione ed avvicinamento nel quale l’individuo in crescita conquista il suo spazio vitale. Un percorso nel quale i figli mettono gran parte del proprio impegno per acquisire l’autonomia separandosi anche dalle situazioni rassicuranti come sottolinea bene K. Gibran quando fa pronunciare ad Almustafà , l’Eletto nel momento di lasciare la città ospitale di Orfalese, le seguenti parole: “Sarei felice di portarmi dietro ogni cosa che è qui. Ma come posso farlo? Non può una voce tirarsi dietro la lingua e le labbra che le diedero ala. Da sola deve tentare il cielo. E sola senza il suo nido volerà l’aquila in alto, dentro il sole”.
Il traguardo finale sarà l’agire in piena autonomia con l’allentarsi dei legami familiari, il privilegio accordato agli altri, la differenziazione degli interessi rispetto a quelli del nucleo familiare.
Il bambino come sostenuto dal metodo Montessori deve raggiungere la normalizzazione intesa come il processo attraverso il quale si raggiunge l’equilibrio, la spontaneità e la capacità di utilizzare nel modo più completo le sue personali caratteristiche e potenzialità:
Capacità di concentrazione;
senso della dignità personale;
indipendenza;
automotivazione;
amore per l’ordine;
piacere della ripetizione;
capacità di lavorare da solo;
autodisciplina;
apprezzamento per la libertà di scegliere;
piacere e soddisfazione di lavorare per il gusto di lavorare, senza bisogno di premi e punizioni;
obbedienza;
preferenza per il lavoro rispetto al gioco;
amore per l’apprendimento.(Terry Malloy, Montessori ed il vostro bambino, Opera Nazionale Montessori).
Si tratta di un percorso assai delicato ed in costante divenire che rende la famiglia stessa non solo semplice istituzione ma realtà dinamica in costante crescita e divenire in grado di influire positivamente sulle istituzioni civili e sociali.
Brezinka nel testo “L’educazione in una società disorientata” precisa che un’educazione efficace è possibile solo se corrisponde ad alcuni specifici proponimenti ed elenca alcuni valori fondamentali:
Una sicurezza esteriore e una buona moralità per raggiungere le quali l’uomo ha bisogno di una comunità di buoni costumi;
Una sicurezza interiore costruita attraverso legami affettivi con le figure di riferimento che permetteranno di trasmettere i propri ideali alle future generazioni;
Il riconoscimento delle autorità genitoriali, morali, religiose e tradizionali;
Il riappropriarsi dei fondamenti spirituali della propria cultura;
Il riconoscimento dell’importanza di un ambiente circostante che agisca come rinforzo nella difesa individuale degli ideali di personalità.
Tuttavia la famiglia non si trova ad affrontare il suo impegno da sola ma deve puntare sulla necessità di riscoprire il gusto di “pensare per generazioni” legando ciò e chi precede a ciò e a chi ci segue, armonizzando quindi passato presente e futuro, come sottolinea la psicologa Ada Fonzi. Del resto ogni figlio non è solo figlio dei propri genitori ma di più generazioni , di tutte quelle che lo hanno preceduto. Solo così viene combattuta la tendenza di una società solitaria nella quale l’isolamento costituisce la principale minaccia all’integrità e al benessere dell’individuo. C’è anche chi parla di società autistica nella quale ognuno è racchiuso nel proprio guscio e poco disposto o incapace a calarsi nei panni degli altri. Altri ancora parlano di società schizofrenica che non riesce più a riassorbire una serie di contraddizioni. Si tratta dunque di trovare una strategia per superare le distorsioni di cui soffre la società di oggi. A. Fonzi sottolinea anche l’importanza di cogliere il legame che unisce una generazione all’altra, di valorizzare il retaggio del passato e la sua azione sul presente, di sottolineare una continuità temporale fra le diverse età che riesca ad annullare i sentimenti di estraneità. Ciò che si è perso nel frenetico succedersi degli eventi è la consapevolezza di quanto sia importante recuperare un’ ottica generativa che riunisca i vari attori della società (nonni, genitori e figli) in un progetto che si avvalga del patrimonio del passato, si radichi nel presente e prefiguri obiettivi futuri così da uscire dalla precarietà dell’isolamento. In una prospettiva di questo tipo ognuno può riscoprire il proprio ruolo con dignità e soddisfazione. Anche gli anziani non si sentiranno esclusi dal processo educativo ed i giovani anziché rifiutare il passato lo recupereranno per servirsene destinandolo a nuove avventure. Specie i nonni sanno creare un ambiente a loro misura : il loro tempo è più lento di quello dei genitori, il loro spazio è più ristretto e al bambino viene risparmiata l’ansia del raggiungimento di nuove mete a cui spesso i genitori lo spingono. Il bambino dal canto suo sospinge il nonno verso un mondo di fantasia e di immaginazione che può rendere meno gravosi gli anni del commiato. Tutto ciò nella prospettiva di un recupero della qualità dell’educazione , come sottolinea il professor Cesareo in un contributo apparso su “Ricerca pedagogica ed educativa familiare” (2004). La famiglia deve riflettere sul proprio ruolo riequilibrando il rapporto tra genitori e figli sia attraverso una riduzione dell’eccesso di “investimenti economici a favore dell’accompagnamento e del sostegno narrativo e storico propri del genitore” che riscoprendo “forme di scambio, interazione e sostegno fra genitori ed altri adulti nel segno della costruzione di una comunità adulta di educatori rivolti al perseguimento dello stesso fine”.
Verso un progetto di vita significativo.
Le relazioni familiari assumono una precisa connotazione in base ai rapporti che si definiscono tra genitori e figli lungo tutto l’arco della vita e si adeguano gradualmente alle trasformazioni che la storia personale di ciascuno comporta. Infatti ogni tappa della vita, secondo l’interpretazione di Erickson può essere letta come una sfida da affrontare e superare per maturare secondo un percorso che attribuisce valore alle conquiste precedenti.
Pertanto il ruolo dei genitori è cruciale nell’aiutare i figli a cogliere quanto vi è di essenziale in ogni esperienza di vita che viene vissuta.
All’inizio della vita i genitori ricoprono una funzione esclusivamente educativa destinata però con la crescita ad aprirsi ad una serie sempre più ricca di stimoli.
Come indicato dallo studioso la funzione parentale consiste:
Nell’offrire una presenza significativa nello sviluppo della fiducia di sé di volta in volta ridefinita in relazione all’autonomia raggiunta e alla capacità di comunicazione;
Nell’incoraggiare ad acquisire il controllo di sé accompagnando il figlio verso l’autonomia ed una positiva immagine di sé ;
Nel sostenere il figlio ad esercitare le capacità personali , nel dargli gli strumenti per entrare in relazione con gli adulti, nel incoraggiarlo con valutazioni positive e nel sostenerlo nei momenti di sconforto. E’ questa la fase in cui entra in gioco la scuola ed è questo il periodo nel quale deve essere testimoniato il rispetto incondizionato per la dignità della persona;
Nel vivere con equilibrio la delicata sfida dell’adolescenza che mette in gioco il giovane riguardo alla coscienza di sé, all’autonomia e alla responsabilità di fronte agli altri e alla società . In particolare devono essere affrontati gli atteggiamenti critici, perché al di là dei momenti di conflitto e di contrasto i genitori devono continuare a dare affetto e ad incoraggiare i figli nello sforzo di affermazione personale.
Dunque il ruolo dei genitori è cruciale nell’offrire modelli stimolanti così da aiutarli a scoprire orizzonti ampi e differenti che incoraggino l’esercizio della libertà e della responsabilità nelle varie occasioni che la comunità d’appartenenza sa offrire. Solo così si acquisisce la coscienza educativa ovvero viene superata la convinzione che l’evento educativo possa essere un processo spontaneo e legato esclusivamente alla cura materiale dei figli.
Ciò non significa che i genitori debbano essere perfetti nell’educazione perché come ha spiegato Bruno Bettelheim un figlio non ha bisogno di un genitore perfetto ma piuttosto di un genitore accettabile. I figli devono identificarsi con persone reali, con i loro punti di forza ed i loro limiti (Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli, Milano, 1988).
In sostanza un genitore che accompagna efficacemente lo sviluppo del proprio figlio:
Adotta delle sane abitudini di vita;
Risponde ai bisogni del proprio figlio;
Garantisce la sicurezza fisica;
Garantisce al bambino con la sua presenza una stabilità nel tempo e nello spazio;
E’ disponibile per il proprio figlio;
Prova empatia nei confronti del proprio figlio;
Favorisce un attaccamento rassicurante;
Stimola il proprio figlio sul piano corporeo, sensoriale, intellettivo, sociale e morale;
Rispetta il ritmo dello sviluppo del proprio figlio;
È aperto alla comunicazione con il proprio figlio;
Tiene conto per la maggior parte del tempo delle idee e delle opinioni del proprio figlio;
Propone al proprio figlio delle alternative;
Stabilisce dei limiti chiari;
Prende delle decisioni senza ambiguità in rapporto ai suoi valori;
È un modello di valori assimilati;
È capace di essere fermo su certi punti importanti e flessibile su altri;
Aiuta il proprio figlio ad assumersi le sue responsabilità;
Evita le lotte di potere;
Incoraggia le curiosità del proprio figlio;
Incoraggia la vita sociale del proprio figlio.
Il genitore che riconosce in sé la maggior parte di queste caratteristiche sente di avere un buon sentimento di competenza genitoriale, del resto quando i figli stanno bene a casa e tutti si sentono a proprio agio, il genitore non deve preoccuparsi di altro. ( G. Duclos, D. La porte. E.J.Ross, Les Besoins et les defis des en fants de 6 a 12 ans: vivre en harmonie avec des apprentis sorciers, edition Heritage , Saint Lambert ,Quebec, 1994).
Ma soprattutto il genitore deve puntare su di una consonanza di voleri e di propositi tra quanti sono coinvolti nel processo educativo nelle seguenti aree ( N. Galli, Scuola e famiglia, editrice La Scuola):
l’orientamento educativo;
la formazione civica;
i valori morali.
Nel primo ambito sono comprese quelle esperienze che aiutano e facilitano il progredire verso lo stato adulto ed in particolare proprio scuola e famiglia aiutano i giovani a conoscersi meglio e a dare una prima dimensione alla vita, a sollecitare e a ricercare la propria identità, ad acquisire nuove competenze nell’impegno di scegliere con coraggio che cosa fare nel futuro, combattendo la sfiducia in sé e negli altri.
In questo senso l’orientamento nel rispetto delle varie età è un’esperienza da vivere non una procedura di consiglio e di ammonimento, perché si tratta di realizzare quel servizio alla persona attraverso cui questi diviene responsabile protagonista della propria vita.
In ordine al secondo ambito è necessario guidare i giovani a scoprire quello che J Maritain ha definito il volto umano della costituzione il cui riferimento è la Dignità dell’uomo supremo valore che precede lo stato, la sua difesa e le sua tutela. Questa è la base minima per l’educazione civica in quanto si ispira alla tutela della persona e dei suoi diritti inalienabili. Si tratta dunque non solo di istruire ma di sollecitare i giovani allievi a vivere in conformità con questi principi in una società pluralista.
In ordine all’ambito dei valori morali ( come sostiene Brezinka ) anche i giovani devono far propri quei valori ai quali è legata la stessa convivenza democratica e la possibile sopravvivenza di un vivere civile. In questo senso due sono i valori forti a cui si fa riferimento: la solidarietà e la giustizia che richiedono un’educazione alla disciplina. Come ideali parziali invece ci sono: tolleranza, indulgenza e comprensione sociale.
Alla luce di tutto questo dunque si può riconoscere che i genitori svolgono un ruolo estremamente importante nell’acquisizione di un orizzonte di senso personale proprio perché possono rispondere in modo adeguato alle attese dei figli nella conquista dell’autostima, che li rende consapevoli della propria identità.
Del resto l’educazione così intesa trova la sua giustificazione nella prospettiva della loglife education ampiamente sostenuta dal dibattito europeo: “La comunità nel suo insieme deve sentire la responsabilità di educare i suoi membri, responsabilità espressa o con il dialogo costante con la scuola o assumendosi in parte l’onere della loro formazione attraverso pratiche non formali (J Delors, Nell’ educazione è un tesoro, Rapporto Unesco).
L’esperienza dell’Istituto Comprensivo Ada Negri di Motta Visconti (Milano).
Biblioteca scolastica/sezione genitori. Programma 2016/2017
Educazione alla genitorialità responsabile. (Rilanciare il patto educativo tra scuola e famiglia).
Finalità.
Il progetto si propone di promuovere attività finalizzate ad accrescere le capacità e le funzioni legate alla responsabilità educativa e genitoriale. In particolare si intende puntare su esperienze di autoformazione al fine di valorizzare le relazioni istruttivo- formative tra le generazioni.
Del resto solo aiutando i genitori a riscoprire l’importanza del dialogo formativo con i propri figli la famiglia può diventare reale risorsa per la realtà scolastica. Particolare attenzione sarà riservata all’educazione al pensiero autonomo e creativo, all’educazione ai valori e all’educazione ad una cittadinanza costruttiva e consapevole come sottolineano gli studi della commissione europea nel Libro bianco di Edith Cresson pubblicato nel 1995 “Insegnare ad apprendere. Verso la società conoscitiva” ed il “Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente” del Consiglio europeo di Lisbona.
Obiettivi.
Tra gli obiettivi prioritari:
la promozione del confronto comunicativo fra scuola e famiglia;
la cooperazione fra docenti e genitori a sostegno dello sviluppo di un coerente progetto di vita da parte dei ragazzi;
l’acquisizione di specifiche abilità educative da parte dei genitori quali:
la presa di coscienza dei bisogni legati al proprio ambiente di vita;
il riconoscimento delle implicazioni legate alle dinamiche relazionali, al fine di sostenere il confronto fra bisogni e valori differenti;
la promozione di uno stile comunicativo aperto e bidirezionale;
lo sviluppo di precise abilità prosociali;
l’assunzione delle responsabilità educative legate al ruolo di educatore e genitore.
Modalità di sviluppo.
Tra le attività proposte:
incontri di approfondimento su temi educativi al fine di valutare la discrepanza tra le conoscenze possedute e quelle che si intendono raggiungere secondo modalità di autoanalisi.
diffusione degli articoli pubblicati dall’Opera Nazionale Montessori: “Aiuti ai genitori: la biblioteca scolastica” (Vita dell’Infanzia ,ottobre 2003), “Conversazioni con i genitori” (Vita dell’Infanzia, Gen/Feb 2006), “La cura degli affetti familiari. Verso una nuova cooperazione tra scuola e famiglia”(Vita dell’Infanzia, Nov/Dic 2008);
momenti di scuola aperta per l'incontro tra genitori e docenti sul tema del rilancio del patto educativo tra scuola e famiglia.
Pista di approfondimento per i genitori che iniziano il cammino della classe prima della scuola primaria.
In cammino verso un nuovo anno scolastico
Alle porte di un nuovo anno scolastico la preoccupazione principale diventa l'organizzazione capillare del tempo: lezioni a scuola, compiti a casa e attività extrascolastiche. Però le preoccupazioni formali non devono diventare fini a sé stesse perché il percorso scolastico per essere realmente efficace non deve lasciare in secondo piano il dialogo formativo tra scuola e famiglia. Innanzitutto é bene non esaurire tutte le energie solo nell'organizzazione minuziosa delle giornate perché in questo modo si perde di vista la specificità dei vissuti familiari che si possono considerare un prezioso bagaglio culturale. Si tratta di tener conto di quel complesso di stili di comportamento che contraddistinguono ciascuno di noi nel rapporto con gli altri. In particolare i valori affettivi di generosità, empatia, comprensione,fiducia verso gli altri e disponibilità a condividere le responsabilità con gli altri. La scuola per aiutare i ragazzi a diventare adulti che costruiscono un efficace progetto di vita deve poter fondare saldamente il proprio lavoro sulla capacità di stare con gli altri,che ciascun alunno ha appreso in famiglia. In quest'ottica la collaborazione familiare può diventare un saldo è reale punto di partenza per creare un clima favorevole basato sul rispetto reciproco. I valori di famiglia diventano una risorsa per la scuola, una sorta di tesoretto che consente di organizzare il lavoro degli insegnanti su solide base. Perché la scuola non si può ridurre solo a lezioni, compiti voti e promozione, la scuola é un sano ambiente di confronto, crescita e condivisione di culture tra adulti e ragazzi. Se la famiglia stimola, sostiene e accompagna la crescita dai primi istanti di vita alle piccole e grandi conquiste future, la scuola aiuta a muovere i primi passi verso la cittadinanza educativa. Per ottenere buoni risultati occorre lavorare insieme per assicurare uno sguardo coraggioso sulle scelte future. Quando famiglia e scuola procedono insieme possono assicurare lo sviluppo di atteggiamenti sani nei confronti degli altri,lungo un percorso che non deve essere mai considerato concluso, ma come un cantiere sempre aperto, una palestra di vita nella quale ogni tappa ha una sua dignità specifica. Il fare cultura é innanzitutto andare oltre l'omologazione è dare strumenti e non conoscenze statiche perchè tutto evolve velocemente nella società tecnologica, ma lo stile con il quale si affrontano le sfide della vita resta un saldo punto di riferimento.Quando la famiglia accompagna i figli a scoprire la società in modo fiducioso insegnando loro a compiere le scelte giuste senza un falso ottimismo,ma secondo un giusto realismo che fa vedere il lato positivo e negativo delle cose, la scuola può incamminarsi su di una strada già tracciata. I ragazzi potranno così diventare persone capaci di dare il giusto valore alle scelte future. Ogni nuovo anno scolastico porta con sé sempre ansie ed aspettative, speranze e desiderio di nuove conquiste e perché tutto funzioni alla perfezione è necessario che le tante storie che si incontrano nelle aule di scuola vengano coltivate con infinita pazienza da genitori e docenti.
Per approfondimenti rimandiamo al blog della scuola bibliotecagenitori.blogspot.it
Professoressa Bonetti Francesca
(Spunti per sostenere la maturazione dei propri figli).
I figli nella delicata fase della crescita risultano essere un mondo assai complesso da comprendere in quanto intraprendono un cammino che non è scandito da un ritmo uniforme. La maturazione personale avviene a piccoli passi grazie alle tante conquiste quotidiane ciascuna delle quali racchiude un profondo significato. Dunque come sostengono Evi Crotti ed Alberto Magni nel libro “Il coraggio di essere genitori” edizioni Mondatori ci vuole coraggio ad assumere consapevolmente il ruolo di genitore e soprattutto a costruire giorno dopo giorno quel patto educativo fondato saldamente sull’ autorevolezza e la disponibilità. Ma soprattutto ci vuole coraggio per guardarsi dentro ed imparare a conoscersi a fondo per poter comunicare sentimenti, prospettive e valori in maniera autentica ai propri figli. In sostanza il ruolo di genitori per essere davvero efficace deve favorire prima di tutto la crescita dell’adulto che con coraggio sa passare dalla prospettiva dell’io a quella del noi o meglio acquisisce la consapevolezza del proprio ruolo riconoscendo il valore della diversità nel modo di vivere e condividere la vita con i figli. La famiglia deve innanzitutto trovare uno stile personale di vita autorevole che appoggia senza prevaricare nel quale poter insegnare il rispetto dei ruoli, la compartecipazione alla vita sociale e la solidarietà anche verso i diversi. I genitori come sostiene Crotti devono comprendere la necessità di “trovare una nuova forza per gestire i figli, tenendo conto del fatto che essi sono persone uniche, irripetibili ed autonome”.
Come sostiene Terry Malloy in “Montessori ed il vostro bambino”, Opera Nazionale Montessori (a cura di Elena Dompè) “Ciascuno di noi è diverso dagli altri sotto questo o quell’aspetto. Sentirsi unico è importante per la crescita di vostro figlio. Il bambino ha bisogno di sentirsi speciale e di vedersi riconoscere questa qualità dagli altri, specialmente dai suoi genitori”. Una unicità da costruire giorno dopo giorno nei piccoli gesti quotidiani attraverso una partecipazione attiva alla vita familiare: “Cercate di capire le idee e i sentimenti di vostro figlio e tenetene conto nella vita familiare e ricordate che le cose che a voi sembrano insignificanti per lui possono essere molto importanti. Ogni volta che è possibile fate in modo che il bambino partecipi ai progetti e alle decisioni della famiglia. Aiutatelo a sentirsi un membro importante della sua famiglia” (Terry Malloy, Montessori ed il vostro bambino, Opera NazionaleMontessori).
Un compito dunque assai difficile seppure capace di appagare i genitori oltre ogni aspettativa “è attraverso la propria esperienza fatta anche di piccole cose ma da lui conquistate che il bambino sperimenta l’avvicinamento e la dedizione del genitore. Egli sente di essere nato non solo per appagare la maternità o la paternità dei genitori, ma che è soprattutto un dono per loro” (Crotti Magni). Dunque una responsabilità che impegna soprattutto con un’ affettività stabile attraverso la quale si può acquisire l’armonia dei ritmi , l’entusiasmo della vita e la capacità di donare in modo disinteressato.
In questo modo i figli avranno la possibilità di esprimere al meglio le risorse personali grazie alla costruzione di una positiva immagine di sé. La famiglia dunque diventa un’esperienza vivificante nella quale ciascuno può sviluppare una corretta percezione di sé fino a costruire quelle certezze che diventano i punti di riferimento dell’età adulta. “E’ opportuno, come sottolineano ancora Crotti Magni , prendere le redini del proprio ruolo affinché i figli abbiano a sentire l’autorevolezza e l’amore che in ogni coppia deve sussistere. Nella valutazione della dinamica familiare occorre soprattutto osservare le seguenti caratteristiche che possono essere esplorate anche con il supporto di tecniche proiettive tipo la scrittura ed il disegno:
L'integrità di ogni singolo individuo;
Il suo adattamento all’interno della famiglia e all’interno della scuola;
La funzione del padre;
La funzione della madre;
La qualità della relazione di coppia;
La somiglianza dei figli con altri componenti all’interno della famiglia;
Eventuali divergenze dei componenti all’interno della famiglia;
Le motivazioni ed i bisogni di ciascun componente.
La famiglia può offrire uno spazio concreto e relazionale nel quale i figli possono coltivare la propria maturazione fisica e psicologica sulla base di precisi criteri orientativi e comportamentali. I genitori possono giocare un ruolo importante nel quotidiano cammino di vita attraverso ritmi e stili di vita precisi in modo da dare spazio alle interazioni personali attraverso la stabilità dei gesti quotidiani secondo il principio di continuità nel cambiamento. Quindi gli adulti hanno il preciso compito di sollecitare i ragazzi ad accettare l’evoluzione delle azioni, delle posizioni, dei traguardi trovando la sicurezza personale in una precisa percezione di sé e delle proprie potenzialità in rapporto all’ambiente di vita. Secondo lo studioso M. Debesse si può parlare di educazione genetica in quanto le varie tappe di vita dei figli necessitano del costante intervento dei genitori che hanno la delicata responsabilità di orientare le scelte dei ragazzi in virtù di un prescelto sistema di valori.
In un orizzonte di questo tipo le finalità educative e le regole di comportamento trovano una loro adeguata giustificazione. I gesti quotidiani sia dei genitori che dei figli hanno una potenzialità indiscutibile specie se sostenuti da un ascolto attivo, fatto di scambi tali che permettono a ciascuno di recepire non solo le informazioni ma soprattutto i sentimenti. I figli anche se sentono il bisogno di raggiungere la propria autonomia sono molto attenti alla considerazione e al consenso che gli vengono dai genitori.
E’ importante sentirsi amati e presi in considerazione per ciò che si è perché solo così si può raggiungere e trasmettere la serenità attraverso il rispetto e la considerazione positiva degli altri.
La responsabilità educativa dei genitori.
I genitori hanno il delicato compito di aiutare i figli a riconoscere e valorizzare le proprie risorse personali, accompagnandoli in ogni loro azione: dal gioco a qualsiasi altra attività creativa. Si tratta di mettere in campo tutte le risorse a disposizione del nucleo familiare per aiutare i propri figli ad acquisire piena padronanza di sé, maturità esistenziale, autonomia comportamentale e capacità di scelta individuale. Ciò secondo un cammino di progressivo allontanamento dagli affetti familiari non certo inteso in maniera drastica ma secondo un percorso dialettico e graduale.
Ovvero l’allontanamento sintomo di crescita personale non è da intendersi in maniera lineare ma possono subentrare momenti di ritorno alla fonte, di recupero delle radici, dunque di un procedere fatto di separazione ed avvicinamento nel quale l’individuo in crescita conquista il suo spazio vitale. Un percorso nel quale i figli mettono gran parte del proprio impegno per acquisire l’autonomia separandosi anche dalle situazioni rassicuranti come sottolinea bene K. Gibran quando fa pronunciare ad Almustafà , l’Eletto nel momento di lasciare la città ospitale di Orfalese, le seguenti parole: “Sarei felice di portarmi dietro ogni cosa che è qui. Ma come posso farlo? Non può una voce tirarsi dietro la lingua e le labbra che le diedero ala. Da sola deve tentare il cielo. E sola senza il suo nido volerà l’aquila in alto, dentro il sole”.
Il traguardo finale sarà l’agire in piena autonomia con l’allentarsi dei legami familiari, il privilegio accordato agli altri, la differenziazione degli interessi rispetto a quelli del nucleo familiare.
Il bambino come sostenuto dal metodo Montessori deve raggiungere la normalizzazione intesa come il processo attraverso il quale si raggiunge l’equilibrio, la spontaneità e la capacità di utilizzare nel modo più completo le sue personali caratteristiche e potenzialità:
Capacità di concentrazione;
senso della dignità personale;
indipendenza;
automotivazione;
amore per l’ordine;
piacere della ripetizione;
capacità di lavorare da solo;
autodisciplina;
apprezzamento per la libertà di scegliere;
piacere e soddisfazione di lavorare per il gusto di lavorare, senza bisogno di premi e punizioni;
obbedienza;
preferenza per il lavoro rispetto al gioco;
amore per l’apprendimento.(Terry Malloy, Montessori ed il vostro bambino, Opera Nazionale Montessori).
Si tratta di un percorso assai delicato ed in costante divenire che rende la famiglia stessa non solo semplice istituzione ma realtà dinamica in costante crescita e divenire in grado di influire positivamente sulle istituzioni civili e sociali.
Brezinka nel testo “L’educazione in una società disorientata” precisa che un’educazione efficace è possibile solo se corrisponde ad alcuni specifici proponimenti ed elenca alcuni valori fondamentali:
Una sicurezza esteriore e una buona moralità per raggiungere le quali l’uomo ha bisogno di una comunità di buoni costumi;
Una sicurezza interiore costruita attraverso legami affettivi con le figure di riferimento che permetteranno di trasmettere i propri ideali alle future generazioni;
Il riconoscimento delle autorità genitoriali, morali, religiose e tradizionali;
Il riappropriarsi dei fondamenti spirituali della propria cultura;
Il riconoscimento dell’importanza di un ambiente circostante che agisca come rinforzo nella difesa individuale degli ideali di personalità.
Tuttavia la famiglia non si trova ad affrontare il suo impegno da sola ma deve puntare sulla necessità di riscoprire il gusto di “pensare per generazioni” legando ciò e chi precede a ciò e a chi ci segue, armonizzando quindi passato presente e futuro, come sottolinea la psicologa Ada Fonzi. Del resto ogni figlio non è solo figlio dei propri genitori ma di più generazioni , di tutte quelle che lo hanno preceduto. Solo così viene combattuta la tendenza di una società solitaria nella quale l’isolamento costituisce la principale minaccia all’integrità e al benessere dell’individuo. C’è anche chi parla di società autistica nella quale ognuno è racchiuso nel proprio guscio e poco disposto o incapace a calarsi nei panni degli altri. Altri ancora parlano di società schizofrenica che non riesce più a riassorbire una serie di contraddizioni. Si tratta dunque di trovare una strategia per superare le distorsioni di cui soffre la società di oggi. A. Fonzi sottolinea anche l’importanza di cogliere il legame che unisce una generazione all’altra, di valorizzare il retaggio del passato e la sua azione sul presente, di sottolineare una continuità temporale fra le diverse età che riesca ad annullare i sentimenti di estraneità. Ciò che si è perso nel frenetico succedersi degli eventi è la consapevolezza di quanto sia importante recuperare un’ ottica generativa che riunisca i vari attori della società (nonni, genitori e figli) in un progetto che si avvalga del patrimonio del passato, si radichi nel presente e prefiguri obiettivi futuri così da uscire dalla precarietà dell’isolamento. In una prospettiva di questo tipo ognuno può riscoprire il proprio ruolo con dignità e soddisfazione. Anche gli anziani non si sentiranno esclusi dal processo educativo ed i giovani anziché rifiutare il passato lo recupereranno per servirsene destinandolo a nuove avventure. Specie i nonni sanno creare un ambiente a loro misura : il loro tempo è più lento di quello dei genitori, il loro spazio è più ristretto e al bambino viene risparmiata l’ansia del raggiungimento di nuove mete a cui spesso i genitori lo spingono. Il bambino dal canto suo sospinge il nonno verso un mondo di fantasia e di immaginazione che può rendere meno gravosi gli anni del commiato. Tutto ciò nella prospettiva di un recupero della qualità dell’educazione , come sottolinea il professor Cesareo in un contributo apparso su “Ricerca pedagogica ed educativa familiare” (2004). La famiglia deve riflettere sul proprio ruolo riequilibrando il rapporto tra genitori e figli sia attraverso una riduzione dell’eccesso di “investimenti economici a favore dell’accompagnamento e del sostegno narrativo e storico propri del genitore” che riscoprendo “forme di scambio, interazione e sostegno fra genitori ed altri adulti nel segno della costruzione di una comunità adulta di educatori rivolti al perseguimento dello stesso fine”.
Verso un progetto di vita significativo.
Le relazioni familiari assumono una precisa connotazione in base ai rapporti che si definiscono tra genitori e figli lungo tutto l’arco della vita e si adeguano gradualmente alle trasformazioni che la storia personale di ciascuno comporta. Infatti ogni tappa della vita, secondo l’interpretazione di Erickson può essere letta come una sfida da affrontare e superare per maturare secondo un percorso che attribuisce valore alle conquiste precedenti.
Pertanto il ruolo dei genitori è cruciale nell’aiutare i figli a cogliere quanto vi è di essenziale in ogni esperienza di vita che viene vissuta.
All’inizio della vita i genitori ricoprono una funzione esclusivamente educativa destinata però con la crescita ad aprirsi ad una serie sempre più ricca di stimoli.
Come indicato dallo studioso la funzione parentale consiste:
Nell’offrire una presenza significativa nello sviluppo della fiducia di sé di volta in volta ridefinita in relazione all’autonomia raggiunta e alla capacità di comunicazione;
Nell’incoraggiare ad acquisire il controllo di sé accompagnando il figlio verso l’autonomia ed una positiva immagine di sé ;
Nel sostenere il figlio ad esercitare le capacità personali , nel dargli gli strumenti per entrare in relazione con gli adulti, nel incoraggiarlo con valutazioni positive e nel sostenerlo nei momenti di sconforto. E’ questa la fase in cui entra in gioco la scuola ed è questo il periodo nel quale deve essere testimoniato il rispetto incondizionato per la dignità della persona;
Nel vivere con equilibrio la delicata sfida dell’adolescenza che mette in gioco il giovane riguardo alla coscienza di sé, all’autonomia e alla responsabilità di fronte agli altri e alla società . In particolare devono essere affrontati gli atteggiamenti critici, perché al di là dei momenti di conflitto e di contrasto i genitori devono continuare a dare affetto e ad incoraggiare i figli nello sforzo di affermazione personale.
Dunque il ruolo dei genitori è cruciale nell’offrire modelli stimolanti così da aiutarli a scoprire orizzonti ampi e differenti che incoraggino l’esercizio della libertà e della responsabilità nelle varie occasioni che la comunità d’appartenenza sa offrire. Solo così si acquisisce la coscienza educativa ovvero viene superata la convinzione che l’evento educativo possa essere un processo spontaneo e legato esclusivamente alla cura materiale dei figli.
Ciò non significa che i genitori debbano essere perfetti nell’educazione perché come ha spiegato Bruno Bettelheim un figlio non ha bisogno di un genitore perfetto ma piuttosto di un genitore accettabile. I figli devono identificarsi con persone reali, con i loro punti di forza ed i loro limiti (Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli, Milano, 1988).
In sostanza un genitore che accompagna efficacemente lo sviluppo del proprio figlio:
Adotta delle sane abitudini di vita;
Risponde ai bisogni del proprio figlio;
Garantisce la sicurezza fisica;
Garantisce al bambino con la sua presenza una stabilità nel tempo e nello spazio;
E’ disponibile per il proprio figlio;
Prova empatia nei confronti del proprio figlio;
Favorisce un attaccamento rassicurante;
Stimola il proprio figlio sul piano corporeo, sensoriale, intellettivo, sociale e morale;
Rispetta il ritmo dello sviluppo del proprio figlio;
È aperto alla comunicazione con il proprio figlio;
Tiene conto per la maggior parte del tempo delle idee e delle opinioni del proprio figlio;
Propone al proprio figlio delle alternative;
Stabilisce dei limiti chiari;
Prende delle decisioni senza ambiguità in rapporto ai suoi valori;
È un modello di valori assimilati;
È capace di essere fermo su certi punti importanti e flessibile su altri;
Aiuta il proprio figlio ad assumersi le sue responsabilità;
Evita le lotte di potere;
Incoraggia le curiosità del proprio figlio;
Incoraggia la vita sociale del proprio figlio.
Il genitore che riconosce in sé la maggior parte di queste caratteristiche sente di avere un buon sentimento di competenza genitoriale, del resto quando i figli stanno bene a casa e tutti si sentono a proprio agio, il genitore non deve preoccuparsi di altro. ( G. Duclos, D. La porte. E.J.Ross, Les Besoins et les defis des en fants de 6 a 12 ans: vivre en harmonie avec des apprentis sorciers, edition Heritage , Saint Lambert ,Quebec, 1994).
Ma soprattutto il genitore deve puntare su di una consonanza di voleri e di propositi tra quanti sono coinvolti nel processo educativo nelle seguenti aree ( N. Galli, Scuola e famiglia, editrice La Scuola):
l’orientamento educativo;
la formazione civica;
i valori morali.
Nel primo ambito sono comprese quelle esperienze che aiutano e facilitano il progredire verso lo stato adulto ed in particolare proprio scuola e famiglia aiutano i giovani a conoscersi meglio e a dare una prima dimensione alla vita, a sollecitare e a ricercare la propria identità, ad acquisire nuove competenze nell’impegno di scegliere con coraggio che cosa fare nel futuro, combattendo la sfiducia in sé e negli altri.
In questo senso l’orientamento nel rispetto delle varie età è un’esperienza da vivere non una procedura di consiglio e di ammonimento, perché si tratta di realizzare quel servizio alla persona attraverso cui questi diviene responsabile protagonista della propria vita.
In ordine al secondo ambito è necessario guidare i giovani a scoprire quello che J Maritain ha definito il volto umano della costituzione il cui riferimento è la Dignità dell’uomo supremo valore che precede lo stato, la sua difesa e le sua tutela. Questa è la base minima per l’educazione civica in quanto si ispira alla tutela della persona e dei suoi diritti inalienabili. Si tratta dunque non solo di istruire ma di sollecitare i giovani allievi a vivere in conformità con questi principi in una società pluralista.
In ordine all’ambito dei valori morali ( come sostiene Brezinka ) anche i giovani devono far propri quei valori ai quali è legata la stessa convivenza democratica e la possibile sopravvivenza di un vivere civile. In questo senso due sono i valori forti a cui si fa riferimento: la solidarietà e la giustizia che richiedono un’educazione alla disciplina. Come ideali parziali invece ci sono: tolleranza, indulgenza e comprensione sociale.
Alla luce di tutto questo dunque si può riconoscere che i genitori svolgono un ruolo estremamente importante nell’acquisizione di un orizzonte di senso personale proprio perché possono rispondere in modo adeguato alle attese dei figli nella conquista dell’autostima, che li rende consapevoli della propria identità.
Del resto l’educazione così intesa trova la sua giustificazione nella prospettiva della loglife education ampiamente sostenuta dal dibattito europeo: “La comunità nel suo insieme deve sentire la responsabilità di educare i suoi membri, responsabilità espressa o con il dialogo costante con la scuola o assumendosi in parte l’onere della loro formazione attraverso pratiche non formali (J Delors, Nell’ educazione è un tesoro, Rapporto Unesco).
L’esperienza dell’Istituto Comprensivo Ada Negri di Motta Visconti (Milano).
Biblioteca scolastica/sezione genitori. Programma 2016/2017
Educazione alla genitorialità responsabile. (Rilanciare il patto educativo tra scuola e famiglia).
Finalità.
Il progetto si propone di promuovere attività finalizzate ad accrescere le capacità e le funzioni legate alla responsabilità educativa e genitoriale. In particolare si intende puntare su esperienze di autoformazione al fine di valorizzare le relazioni istruttivo- formative tra le generazioni.
Del resto solo aiutando i genitori a riscoprire l’importanza del dialogo formativo con i propri figli la famiglia può diventare reale risorsa per la realtà scolastica. Particolare attenzione sarà riservata all’educazione al pensiero autonomo e creativo, all’educazione ai valori e all’educazione ad una cittadinanza costruttiva e consapevole come sottolineano gli studi della commissione europea nel Libro bianco di Edith Cresson pubblicato nel 1995 “Insegnare ad apprendere. Verso la società conoscitiva” ed il “Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente” del Consiglio europeo di Lisbona.
Obiettivi.
Tra gli obiettivi prioritari:
la promozione del confronto comunicativo fra scuola e famiglia;
la cooperazione fra docenti e genitori a sostegno dello sviluppo di un coerente progetto di vita da parte dei ragazzi;
l’acquisizione di specifiche abilità educative da parte dei genitori quali:
la presa di coscienza dei bisogni legati al proprio ambiente di vita;
il riconoscimento delle implicazioni legate alle dinamiche relazionali, al fine di sostenere il confronto fra bisogni e valori differenti;
la promozione di uno stile comunicativo aperto e bidirezionale;
lo sviluppo di precise abilità prosociali;
l’assunzione delle responsabilità educative legate al ruolo di educatore e genitore.
Modalità di sviluppo.
Tra le attività proposte:
incontri di approfondimento su temi educativi al fine di valutare la discrepanza tra le conoscenze possedute e quelle che si intendono raggiungere secondo modalità di autoanalisi.
diffusione degli articoli pubblicati dall’Opera Nazionale Montessori: “Aiuti ai genitori: la biblioteca scolastica” (Vita dell’Infanzia ,ottobre 2003), “Conversazioni con i genitori” (Vita dell’Infanzia, Gen/Feb 2006), “La cura degli affetti familiari. Verso una nuova cooperazione tra scuola e famiglia”(Vita dell’Infanzia, Nov/Dic 2008);
momenti di scuola aperta per l'incontro tra genitori e docenti sul tema del rilancio del patto educativo tra scuola e famiglia.
Pista di approfondimento per i genitori che iniziano il cammino della classe prima della scuola primaria.
In cammino verso un nuovo anno scolastico
Alle porte di un nuovo anno scolastico la preoccupazione principale diventa l'organizzazione capillare del tempo: lezioni a scuola, compiti a casa e attività extrascolastiche. Però le preoccupazioni formali non devono diventare fini a sé stesse perché il percorso scolastico per essere realmente efficace non deve lasciare in secondo piano il dialogo formativo tra scuola e famiglia. Innanzitutto é bene non esaurire tutte le energie solo nell'organizzazione minuziosa delle giornate perché in questo modo si perde di vista la specificità dei vissuti familiari che si possono considerare un prezioso bagaglio culturale. Si tratta di tener conto di quel complesso di stili di comportamento che contraddistinguono ciascuno di noi nel rapporto con gli altri. In particolare i valori affettivi di generosità, empatia, comprensione,fiducia verso gli altri e disponibilità a condividere le responsabilità con gli altri. La scuola per aiutare i ragazzi a diventare adulti che costruiscono un efficace progetto di vita deve poter fondare saldamente il proprio lavoro sulla capacità di stare con gli altri,che ciascun alunno ha appreso in famiglia. In quest'ottica la collaborazione familiare può diventare un saldo è reale punto di partenza per creare un clima favorevole basato sul rispetto reciproco. I valori di famiglia diventano una risorsa per la scuola, una sorta di tesoretto che consente di organizzare il lavoro degli insegnanti su solide base. Perché la scuola non si può ridurre solo a lezioni, compiti voti e promozione, la scuola é un sano ambiente di confronto, crescita e condivisione di culture tra adulti e ragazzi. Se la famiglia stimola, sostiene e accompagna la crescita dai primi istanti di vita alle piccole e grandi conquiste future, la scuola aiuta a muovere i primi passi verso la cittadinanza educativa. Per ottenere buoni risultati occorre lavorare insieme per assicurare uno sguardo coraggioso sulle scelte future. Quando famiglia e scuola procedono insieme possono assicurare lo sviluppo di atteggiamenti sani nei confronti degli altri,lungo un percorso che non deve essere mai considerato concluso, ma come un cantiere sempre aperto, una palestra di vita nella quale ogni tappa ha una sua dignità specifica. Il fare cultura é innanzitutto andare oltre l'omologazione è dare strumenti e non conoscenze statiche perchè tutto evolve velocemente nella società tecnologica, ma lo stile con il quale si affrontano le sfide della vita resta un saldo punto di riferimento.Quando la famiglia accompagna i figli a scoprire la società in modo fiducioso insegnando loro a compiere le scelte giuste senza un falso ottimismo,ma secondo un giusto realismo che fa vedere il lato positivo e negativo delle cose, la scuola può incamminarsi su di una strada già tracciata. I ragazzi potranno così diventare persone capaci di dare il giusto valore alle scelte future. Ogni nuovo anno scolastico porta con sé sempre ansie ed aspettative, speranze e desiderio di nuove conquiste e perché tutto funzioni alla perfezione è necessario che le tante storie che si incontrano nelle aule di scuola vengano coltivate con infinita pazienza da genitori e docenti.
Per approfondimenti rimandiamo al blog della scuola bibliotecagenitori.blogspot.it
Professoressa Bonetti Francesca
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