Crescere con stile
Gli errori che aiutano a crescere.
L'errore è uno strumento della conoscenza quando permette di attivare le risorse migliori perchè aiuta a rimettersi in gioco. L'errore è una tappa lungo un percorso di revisione dentro e fuori di noi. "Nessuno può evitare di fare errori, la cosa più grande è imparare da essi" K.Popper. Perché non sbagliare mai è del tutto impossibile. Anzi occorre sottolineare che fanno parte di ogni percorso di crescita in modo del tutto naturale e se capiti fino in fondo danno il coraggio di superarli. In più osservare gli sbagli intorno a noi ci aiuta a diventare migliori. Si impara osservando, ragionando e guardando e soprattutto modellandosi sulle emozioni. È vero che ci sono errori ed errori e nella pandemia abbiamo imparato che alcuni costano caro. Ma quelli che ci accompagnano nella quotidianità a scuola con i figli e a casa come genitori possiamo e dobbiamo imparare ad affrontarli con metodo e stile. La pandemia ci ha resi più deboli perché lontani dalla normalità "internalizzati" se vogliamo usare un termine tecnico, chiusi nelle nostre case senza rapporti vivi, veri, fisici perciò il dopo è stato difficile. Abbiamo dovuto fare i conti con una battuta d'arresto che ha pesantemente segnato le nostre vite. Il tempo ci è sembrato sprecato tanto saturo quanto incerto. Per questo riprendere ci ha fatto vedere le difficoltà di relazione con occhi diversi. Bisogna distinguere tra emergenza e normalità in modo da riconoscere tutto quanto è indispensabile. Quando abbiamo potuto tornare a respirare, a vivere all'aria aperta ecco che abbiamo dovuto tornare a fare i conti con un mondo meno protetto e per questo fonte d'ansia. Dopo mesi di mancato allenamento a queste sane esperienze di reale confronto ecco che la paura di sbagliare ci ha colto di sorpresa e tornare ai gesti di prima non è stato poi così facile. Immaginiamo dunque le potenzialità che ha in sè l'errore imparando a considerarne la dimensione positiva ed il forte valore emozionale: uno strumento per imparare a crescere e non una fatica. Certo è difficile in un quadro di incertezza ma perché non usare una semplice espressione come quella: "hai un problema? Non ti preoccupare insieme lo affrontiamo". Ed ecco che la fatica si alleggerisce, perchè ci si aiuta, ci si comprende e si sperimenta il dono benefico dell'accoglienza dei momenti migliori ma soprattutto dei tempi più difficili. Liberarsi dal disagio di non sentirsi all'altezza della situazione è una esperienza di benessere che guarisce ma soprattutto sostiene . Tutto ciò si fonda su di una cultura flessibile che rispetta e rende autonomi in una atmosfera di fiducia. Esiste una precisa prospettiva pedagogica dell'accoglienza che si fonda su di una pratica molto semplice saper "so-stare" nella fatica fianco a fianco per accompagnare i figli senza aggiungere altra ansia ed altra preoccupazione ma semplicemente cambiando modo di vedere le cose. Quindi ci insegna a non avere fretta di trovare soluzioni estemporanee perché non si ha successo quando si elimina il problema aggiungendone altri. Si cresce nella relazione con tutte le sue sfaccettature. Bisogna creare complicità ovvero un'intesa profonda che può trasformare la realtà fino a superare le difficoltà per affrontare così il presente seppur complesso e diverso da come potevamo immaginarcelo. In fondo riprendere non è stato facile perché abbiamo compreso che oramai avevamo perso il controllo completo su di noi stessi a livello personale ma anche nei confronti dei nostri cari. A questo poi si è aggiunta l'insicurezza generata dalla sensazione di essere impreparati di fronte ad una emergenza che cambia ed è aggravata da risorse limitate sanitarie ed economiche. Allora puntare sulla relazione diventa una valida strategia perché essa stessa è di per sè una sfida che può fare da cassa di risonanza. In quanto aiuta ad andare a fondo delle cose con lentezza rimodellando le situazioni e magari riscrivendole anche da capo. È un po' come imparare a vedere il mondo con occhi diversi per fare posto a tutto quanto può essere utile ad affrontare le sfide perché consente di non aver paura a mettere fuoco i propri punti deboli. La relazione è creativitá nel senso che alimenta immaginazione e fantasia per dare spazio ai desideri, crea fiducia nelle proprie capacità tanto che come sosteneva Rodari : " Da un lapsus può nascere una storia". I desideri stessi sono il motore di ogni cosa perché garantiscono il movimento creativo e relazionale che permettono scambi ed alimentano le buone intenzioni senza lasciar spegnere la scintilla della vita. Dobbiamo cercare una normalità seppur controllata, coraggiosa e più determinata, più ricca di rapporti umani facendo leva sul fatto che prendendoci cura degli altri si finisce con l'imparare a prendersi cura di sè. Cercare e offrire occasioni significa proiettarsi in modo giusto verso il futuro. La vita ci insegna che la storia è piena di esempi di chi ha faticato, combattuto, anche sofferto ma alla fine ce l' ha fatta fino ad aver influenzato in modo assolutamente positivo l'ambiente intorno a se. Tra le tante storie che racconto sempre ai miei alunni più grandi vi è quella di Yayoi Kusama una delle più importanti artiste giapponesi contemporanee che ha saputo combattere senza arrendersi e ha realizzato il suo sogno di rappresentare l'infinito in opere astratte uniche insegnando così a sognare. Dobbiamo avere fiducia che il mondo dietro la porta di casa con tutti i suoi limiti è senza dubbio stimolante è unico e degno di essere desiderato anche tra le naturali battute di arresto. Si può imparare a vedere le cose in modo differente senza rischiare di perdere nulla. Allora tornando all'errore bisogna sottolineare ancora una volta che non dobbiamo averne paura. Per ammirare un bel paesaggio dobbiamo affrontare una lunga camminata. Sì perché se è bene affrontare con calma le sfide non bisogna soffermarci in esse occorre giustamente arrivare ad una soluzione per non rischiare di perdere il senso delle cose.
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Bonetti Francesca pedagogista
Condivido in pieno ciò che hai scritto!
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