La resilienza in famiglia e a scuola

Il valore della resilienza. 
Nei piani per la ripartenza di questi giorni tanto si parla di resilienza e per questo è bene chiarirne lo spessore educativo.  Infatti tracciarne i confini chiari è un modo  per coglierne tutto lo spessore umano e formativo. Perché proprio in un momento così difficile avere ben chiara la rotta da seguire sicuramente rassicura e consente di rafforzare l'equilibrio personale. La resilienza trova il suo significato proprio in un ascolto paziente e di qualità di sè e degli altri che non cristallizza il tempo ma al contrario aiuta a superare le difficoltà. Infatti permette di ritrovare l'equilibrio dopo aver affrontato importanti novità.  Si impara così ad essere forti e coraggiosi ma anche diversi, rinnovati è più consapevoli di sentire ed avvertire in modo nuovo tutto quanto fa parte della nostra esperienza. Questo cambiamento però non solo aiuta a rinnovarsi in vista delle situazioni future  ma permettere di cogliere fino in fondo anche quanto abbiamo vissuto prima e purtoppo avevamo trascurato fino a quel particolare evento di svolta. Ecco perché in un momento di passaggio epocale che ci porterà progressivamente ad un significativo cambiamento è giusto mettere a fuoco il senso della vita grazie alla resilienza. Salute, benessere e qualità della vita devono essere punti fermi a tutte le età  per ripartire con stile. Perché guardare al futuro con maggiore disponibilità deve diventare un esempio costante da parte degli adulti nei confronti dei figli. Per chiarire meglio il termine possiamo prendere a prestito la definizione dell'American Psychological Association del 2013 che definisce la resilienza un aspetto positivo e significativo  di adattamento di fronte alle avversità e a particolari fonti di stress. Ma se vogliano fare un po' di storia del termine possiamo scoprire una curiosità ovvero che veniva usato fin dal medioevo per designare il tentativo dei naufraghi di risalire sulle imbarcazioni rovesciate dal vento. Proprio questa immagine ci chiarisce che possiamo recuperare l'equilibrio solo dopo averlo modificato in modo efficace quando vogliamo rispondere a fattori di rischio di una certa rilevanza. Perchè nessuna storia è statica anzi pensandoci bene più ci colpisce è più sentiamo la necessità di capirla a fondo fino a rimettere a posto tutti i pezzi in ordine sparso come in un puzzle. Il momento in cui si riprendono i vari pezzi è forse il migliore perché si dà un senso a quel caos che ci ha cambiato dentro forse rendendoci più forti o forse più fragili, perché non ci aspettavamo di essere colpiti dalla tempesta. Al momento è difficile pensare che le ondate siano finite ma sicuramente dall'inizio della pandemia abbiamo imparato a resistere. In particolare i genitori che hanno dovuto imparare nuove strategie, nuovi tempi e nuove situazioni. Nulla è impossibile basta cercare la giusta strategia. Recita uno splendido proverbio africano che per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio . Come a dire che se si è soli sicuramente le risorse possono finire in fretta ma soprattutto manca la richezza a rendere l'essere genitori più creativi non certo nel senso di più fantasiosi ma in quello di meno rigidi e più ricchi di soluzioni alternative. Negli studi che incominciano ad essere scritti ad un anno dalla pandemia l'esperienza del lockdown viene descritto come il più grande progetto di responsabilità sociale mai realizzato prima d'ora proprio perché ha avuto i tratti di una strategia di sopravvivenza individuale e familiare. Il tempo sospeso e allungato dei genitori è diventato uno dei pezzi cruciali nel puzzle della resilienza se pensiamo a quello spazio condiviso di relazioni intime che alla fine hanno cambiato profondamente ciascuno dei protagonisti. Ognuno di noi genitori ha imparato nello spazio ristretto a diventare insegnante dei propri figli, garante delle regole della buona convivenza e non ultimo conforto alla solitudine da confinamento. Lo psicoterapeuta Pellai in uno dei suoi ultimi testi sui cambiamenti che la pandemia ha comportato ha saputo creare una splendida immagine per descriverne la portata emotiva:  "Le nostre relazioni famigliari sono diventate il tronco dell'albero al quale aggrapparci mentre il vento della bufera cercava di strappare via tutto.....abbracciati con tutta la forza del mondo a quelle relazioni che funzionavano da base sicura, da riparo nella tempesta, da faro nella notte". Ma se vogliamo essere obiettivi ed avere  una visione d'insieme completa  non possiamo trascurare il fatto che accanto alla forza, alle tante risorse attivate per necessità di adattamento sono emerse purtoppo anche tante criticità. Questo perché non sempre le difficoltà comportano automaticamente un adattamento anzi è più difficile trovare le soluzioni giuste per affrontare situazioni spiacevoli a caldo.
Spesso in un viaggio del quale conosciamo le tappe i dettagli della strada da percorrere  le difficoltà che emergono  lungo il tragitto ci colgono di sorpresa  e sta a noi trovare la strada alternativa per arrivare a destinazione nel modo più soddisfacente possibile. A quel punto attiviamo tutte le risorse a disposizione ma quella più preziosa è proprio costituita dal ragionare con calma ed in modo efficace cosicchè la soluzione trovata può rivelarsi un panorama inaspettato ma piacevole. Ciò che conta è saper fare, saper trovare soluzioni ottimali per imparare ad essere, così da esprimersi al meglio in tutte le situazioni possibili. 
Lo scrittore brasiliano Fernando Sabino ha saputo sintetizzare la resilienza in modo poetico: "Di tutto restano tre cose: la certezza che stiamo sempre iniziando, la certezza che abbiamo bisogno di continuare, la certezza che saremo interrotti prima di finire. Pertanto dobbiamo fare dell'interruzione un nuovo cammino, della caduta un passo di danza, della paura una scala, del sogno un ponte". 
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Bonetti Francesca pedagogista 

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