Il valore del gioco
Estate tempo di vacanze e si potrebbe pensare anche di libertà e serenità e invece non tutto è scontato. Questo perché i ragazzi iperstimolati e poco attivi e di conseguenza scarsamente creativi esaurite le proposte da parte degli adulti si abbandonano alla noia. Una situazione questa che nell’epoca pandemica è andata lentamente peggiorando a causa dell’isolamento ma anche di un tempo orizzontale privo di stimoli. Il risultato è la fatica di mettersi in gioco per organizzarsi da soli e pianificare in modo piacevole il tempo. Allora se vogliamo usare una nuova prospettiva educativa coniata da una psicologa dell’Universita Cattolica la Dottoressa Castelli dobbiamo educare i nostri ragazzi al“ desiderio”. In poche parole è bene imparare a non ottenere tutto e subito e a sentirsi al centro dell’attenzione sempre e comunque perennemente sotto i riflettori, per riscoprire il piacere della sana conquista di valori. Così a piccoli passi si impara a conoscersi meglio e di conseguenza a volersi bene. Noi adulti con i ragazzi abbiamo la possibilità di riscoprire il piacere della conquista che è ancora più ricca e carica di valore quando è gratuita tanto da poter trasformare tutto questo in occasioni di crescita. In questa prospettiva si inserisce il buon gioco come uno spazio di creatività per imparare fino in fondo quali sono i propri interessi personali. Si ma quale gioco ci si potrebbe chiedere? A tutte le età ci si può mettere in gioco nonni o genitori che sia a condizione però di voler giocare con il desiderio di fare nuove esperienze. Per questo il buon gioco è opportunità per conoscersi e riconoscersi accolti, per attivare risorse anche a partire dagli errori, per ricercare soluzioni creative alle difficoltà ed in particolare a quelle di regole. Inteso in questo modo diventa un autentico terreno di emozioni comuni ed esperienze condivise e di conseguenza una fonte di benessere emotivo. I giochi se ben fatti e ben organizzati possono sostenere la naturale curiosità dei bambini perché li stimolano a dare spessore alle loro scoperte e al bisogno di condividere pensieri ed esperienze con i propri cari. I giochi hanno una naturale dimensione creativa perché nascono con il preciso intento di divertire e quindi di creare una perfetta sintonia tra piccoli e grandi tanto da vincere la noia in modo del tutto elegante. Si tratta quindi di una esperienza non solo divertente ma anche profondamente coinvolgente . Le esperienze più significative sono quelle nelle quali figli e nipoti possono compiere delle scelte ben precise e di conseguenza esercitare la curiosità naturale attraverso idee originali che aiutano non solo ad imparare ma anche a crescere. Questo perché i giochi sono costituiti da un flusso preciso di eventi che educano al desiderio di vincere in modo equilibrato nei quali il ruolo dell’adulto è fondamentale tanto che non deve sostituirsi a loro o addirittura mettersi sullo stesso piano perché così mortifica il piacere di fare da sé quando deve prendere iniziative. Il buon gioco deve aiutare innanzitutto a far superare gli ostacoli perché si punta sull’abilità, sul calcolo, sulla capacità combinatoria ma soprattutto sul valore della pazienza. Ma ciò che conta non è il premio o la vittoria bensì la capacità di essersi messi in gioco e di aver sostenuto una prova soddisfacente lasciando spazio all’improvvisazione e alla fantasia, in poche parole il piacere deve accompagnarsi al divertimento. Ma giocare significa scoprire il piacere di stare insieme riponendo fiducia negli accordi naturali che si riscrivono.
Da qui ne discende il suo profondo valore emotivo ma anche etico perché si imparano comportamenti giusti attraverso le regole e tutto questo è importante per la crescita perché si impara ragionando in modo strategico. Infatti proprio il gioco può creare spazi di incontro ma soprattutto di confronto che possono dare la possibilità di crescere curiosi e fiduciosi nelle proprie capacità. E non ultimo in ordine di importanza possiamo dire che il gioco è un momento attivo nel quale si fa esperienza di una grande comprensione perché consente di interagire in modo significativo con i propri cari che regalano il dono del tempo con calma pazienza e tanto amore. Un gesto di affetto che non ha eguali perché insegna a trovare il coraggio di rialzarsi anche quando si perde la partita oppure a gestire l’ incertezza di non essere capaci e quella mano tesa che aiuta a superare le difficoltà sarà il ricordo più bello che accompagnerà per tutta la vita. Infine il buon gioco è strategico perché definisce i ruoli di tutti i partecipanti che possono svolgere funzioni complementari per aiutare i piccoli e perché no a volte i grandi a superare eventuali difficoltà strumentali. Ma al di là di qualsiasi piano organizzativo è l’esperienza in sé, il piacere di stare insieme che lo rende coinvolgente così da stimolare ognuno dei partecipanti ad accettare la sfida senza differenza o distinzioni di alcun genere. Ciò che conta più di tutto è proprio il valore dello stare insieme come esperienza profonda di senso con regole ben precise che fanno procedere il gioco e lo fanno essere un orizzonte educativo estremamente coinvolgente. Proprio in questa ottica il gioco può valorizzare ed includere tutti i partecipanti fondando l’esperienza su scelte ben precise tali da rendere il gioco ben giocato degno di essere fatto procedere.
Volendo quindi tirare le fila si può affermare che il gioco con la sua esperienza attiva all’interno del gruppo familiare il contesto più ecologico con tratti che si ritrovano nella vita quotidiana.
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