La sostenibile ricchezza dell'educare
Parlare di relazioni educative ai genitori, ai docenti ma anche ai giovani stessi che vogliono maturare uno sguardo più completo sulla propria crescita è sempre una grande occasione di riflessione anche per il pedagogista che sceglie e presenta i temi. Perché educare prima di tutto è una esperienza formativa che consente di condividere non solo contenuti ma anche nuove prospettive educative estremamente coinvolgenti come solo le carezze emotive possono essere. Il ciclo di incontri promossi dal Comune di Bubbiano che ho il piacere di condurre si inseriscono proprio in questa prospettiva che gli addetti ai lavori definiscono supervisione pedagogica ovvero riflessione, condivisione di valori e promozione di buone pratiche educative. Nel primo incontro di sabato 26 ottobre nell’ambito dell’iniziativa “In famiglia” sostenibilità e ricchezza dell’educare sono stati i temi fondanti di una riflessione nella quale il viaggio, che contraddistingue ogni percorso educativo, è stato messo al centro del cammino che figli, studenti, genitori, nonni ed insegnanti percorrono insieme. Ma ogni percorso degno di nota non può esistere o meglio non si può comprendere fino in fondo, se non si impara a conservarne la memoria, perché ci sono situazioni nella vita che ci permettono di capire a fondo chi siamo e quali energie possiamo mettere in campo per gli altri che attraverso i ricordi ci consentono di costruire un bagaglio di esperienze autentiche. Infatti “Tutto ciò che puoi raccogliere nella memoria e tenere nel cuore ti appartiene” sottolinea bene lo scrittore Henry Vincenot. Per questo siamo partiti da letture scelte di poesie, articoli, testi letterari di chi ha riflettuto sulla propria esperienza educativa come Kavafis e il suo “Itaca” Davide Rondoni nell’Editoriale di Avvenire del 15 settembre 2005, Maria Zambrano e il suo splendido “Chiari nel bosco” alla ricerca di quei tratti distintivi che rendono un viaggio sostenibile. Perché i genitori e gli educatori in genere sono dei grandi coaching quando offrono un sano e naturale modello di relazione educativa e riconoscono che i reali bisogni dei ragazzi sono ben diversi da quelli pensati e voluti dai grandi. Per fare ciò è dunque essenziale entrare in sintonia con loro mediante atteggiamenti di cura educativa rassicuranti ed empatici così da aiutarli a trovare soluzioni corrette e sane. In poche parole occorre rispettarli a qualsiasi età e lungo tutto il percorso della vita, perchè tutto questo possa portare a relazioni cariche di valori e all'insegna della pace che fa crescere insieme. Per questo l’attenzione alla coerenza, all’ascolto, alla qualità del tempo e alle emozioni permettono di educare alla dolcezza ovvero ad un rapporto con la vita contraddistinto da: responsabilità, creatività, amorevolezza, cura educativa riassunte tutte nella posizione di Winnicott quando puntualizza che la miglior cura per le difficoltà è il passare del tempo purché non sia passato invano. Del resto i ragazzi ad ogni età seppur con modalità diverse hanno una predisposizione naturale ad apprendere senza l'imposizione di regole, ma attraverso percorsi che si fondano su abitudini di vita e valori sperimentati giorno dopo giorno in famiglia o nella scuola. La fiducia nei giovani in crescita rende gli educatori degni di fiducia, uno stile nei rapporti che sostiene un clima sereno e degno di essere vissuto a fondo. Occorre un grande coraggio per guardare al di là dell'attimo contingente, ci vuole una infinita pazienza per capire cosa pensano e sentono veramente i ragazzi al di là di comportamenti che purtroppo si liquidano troppo velocemente per evitare di fermarsi nel vortice quotidiano. Il tempo va usato in modo costruttivo e il primo passo è sicuramente quello di "sostare" nei propri pensieri e nelle proprie emozioni, arrestarsi e godere di quell'occasione unica ed irripetibile che ogni istante porta con sè. Capire gli altri non è solo un gesto d'amore ma un atteggiamento da attuare con impegno e costanza. Molti pensano che sia una capacità scontata ma è nella pratica che si affina giorno dopo giorno oltre la logica del "tutto o niente", perché assume un significato profondo quando si mette in ascolto delle diverse sfumature con pazienza, attenzione e disponibilità all'accoglienza. I ragazzi cresciuti nell'amore e nella tenerezza imparano ad usare il proprio tempo in modo costruttivo e significativo proprio perché non ne sentono solo parlare, ma hanno la grande occasione di sperimentarlo e di farne tesoro nella memoria delle tante storie di vita. Quando non si cercano solo soluzioni ai problemi ma ci si incammina sulla strada della vera partecipazione si trova in modo naturale la conferma che si é nel giusto. "Se fossimo capaci...per un attimo...di toglierci l'abito del genitore e ri-evocare il bambino o la bambina che fummo e che ancora è dentro di noi...E se, in questo ricordo ri-trovassimo la gioia di giocare ancora...la gioia di ridere e correre, la gioia di vivere ancora...E se poi, nei ricordi che ri-tornano trovassimo il dolore, il pianto, le notti buie e insonni piene di fantasmi, di ladri e di streghe...sentissimo il dispiacere di essere stati traditi da una carezza mancata...allora capiremmo meglio i nostri figli" sottolinea con una splendida poesia la psicologa Rosaura Giovannetti.
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